Di adolescenti, risse e disagio

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Le risse tra giovanissimi sono un problema sempre più diffuso a ogni angolo del Paese. Ogni weekend i mezzi di informazione riportano il bollettino di feriti, in alcuni casi addirittura di morti, causati da risse a mano armata tra minorenni.

Le autorità cercano di arginare il problema partendo dall’ultima ruota del carro. Si convocano riunioni straordinarie tra sindaci e prefetto, si impongono limitazioni draconiane alla libertà di uscire e di incontrarsi, danneggiando sia la vita di comunità sia i risicati guadagni delle attività commerciali della movida che cercano di affrancarsi dalle restrizioni pandemiche.

A differenza dalla faciloneria e dagli slogan marziani dell’amministrazione cittadina, la questione deve essere affrontata a monte, studiando e comprendendo il fenomeno di violenza sociale, mettendo in pratica la soluzione più efficace e a lungo termine.

Quali sono le cause principali alla base dei fenomeni di recrudescenza di atti violenti? Si può parlare di una nuova forma di odio sociale? Quali sono le possibili soluzioni?

La mia opinione sul fenomeno è essenzialmente incentrata su un disagio socioculturale che ha innescato una nuova forma di intolleranza e di violenza, scaturita essenzialmente dal fallimento di un modello educativo familiare al quale fa da complemento una scuola fin troppo burocratizzata e concentrata sulle apparenze. A costo di essere ripetitivo, reputo che il lassismo dell’amministrazione sulla mancanza di un progetto culturale, artistico e ricreativo per i cittadini costituisca una miscela velenosa a danno soprattutto degli adolescenti che, vivendo una situazione di disagio, abbandono e mancanza di aspettative, si abbandonino a comportamenti animaleschi e violento. Le misure restrittive, già mal sopportate dopo 1 anno e ½ di pandemia, diventano inaccettabili quando sono frutto dell’idiozia degli amministratori locali.

Bisogna ristabilire le priorità e gli obiettivi, ma soprattutto l’amministrazione locale deve rendersi conto di non poter fare di testa sua, ma deve necessariamente coinvolgere gli altri enti e le associazioni del territorio per realizzare un piano di ricucitura sociale che dia valore alla cultura e sia da esempio agli adolescenti, cosicché i giovani possano abbandonare la balordaggine della violenza e dedicarsi a costruire un futuro per se stessi e per il Paese.

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