L’amico Mohamed

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Ho un amico, si chiama Mohamed, indossa la maglietta gialla, calzoncini corti e pantofole, passeggia seguendo sua madre con una busta della spesa. Lo incontro, mi saluta e sorride, un sorriso grande come il mondo, lo guardo in quegli occhi neri intensi, mi trasmette gioia, spensieratezza e innocenza che solo i bambini e i cani possiedono.

Gli chiedo se prova mancanza della sua terra d’origine e delle sue tradizioni. Con fare disinvolto mi risponde di sentirsi cittadino del mondo, di amare qualsiasi luogo, poiché qualsiasi posto arricchisce la sua persona.

Sorpreso da tanta fermezza e piacevolmente meravigliato della risposta ricevuta, gli domando cosa pensa del razzismo. Lui riflette un attimo, mi guarda ed esclama: “Nel mio vocabolario non esiste questo termine, poiché siamo tutti parte dell’universo, siamo un miscuglio di vite proveniente da ogni parte del mondo. Non potrei mai essere razzista perché odierei una parte di me. “

Sorride, attende qualche secondo e mi sussurra: “Ti svelo un segreto. Il termine razzismo è usato male perché, oltre a identificare le persone che non sopportano la pelle di un altro colore, il razzista è anche quella persona che usa la violenza contro le donne, cerca di comandare nella vita degli altri. I razzisti sono anche quelle persone che per soldi uccidono la natura o fanno del male agli altri per fingere di essere superiori.”

Ci salutiamo alzando il pugno, un colpetto sul cuore e un grosso sorriso. Proseguo il mio cammino tra emozioni contrastanti di gioia ed amarezza, pensando però che se esistono bambini come Mohamed, l’umanità ha ancora una chance di salvezza.

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