Al mercato rionale

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preparativi alla vendita

I mercati rionali, espressione di vita, colori e allegria, racchiudono da sempre l’anima del commercio. Essi sono il crocevia tra diverse culture che si incontrano, si mescolano, dando vita all’essenza della socialità.

L’aspetto determinate di questi luoghi ricchi di tradizione e cultura è rappresentato dalla popolazione che li anima e li vivacizza. Recarsi in un mercato rionale significa immergersi in un viaggio sensoriale costituito da voci stridule che si accavallano le une sulle altre, slogan pubblicitari creati al momento da infallibili venditori dalla pelle bruciata dal sole, bottegai sfrontati e decisi nel proporre la loro merce provvista di qualità eccelsa, gente comune, senza vanto né altezzosità, che si lascia cullare dal tepore del sole e dalle file indiane dei tendoni stropicciati, corrosi dal tempo e dal sudore degli apprendisti addetti all’apertura.

Pochi altri luoghi sono capaci di offrire tali emozioni di libertà, schiettezza e spensieratezza. Passeggiando per le strade del commercio all’aperto sembra di tornare indietro nel tempo ed essere catapultati sulle scene del celebre film Pane, amore e fantasia (guardalo in streaming su PrimeVideo) nel quale una giovanissima Sofia Loren invogliava, con un’originalità spaventosa, i potenziali clienti ad acquistare il pesce fresco.

È uno di quei luoghi della cultura e della memoria che, purtroppo, si sta sgretolando da quando è iniziata la follia dei centri commerciali e dell’ecommerce. Con l’incedere del tempo il mercato rionale ha perso poco a poco quel brio di originalità che solo certi posti possono regalare. Oggi, nel nome della mancanza del tempo e della comodità eccessiva, tutto sembra (s)materializzarsi con lo schermo di uno smartphone. Sfiorando con un tocco l’icona di un carrello di un negozio virtuale si ordina a un facchino sottopagato la consegna a un orario preciso di quanto richiesto. Tutto ciò è il risultato di una società che si è andata robotizzando, modificando lo scopo della “Tecnica che, da strumento di mezzo, è divenuto il fine di qualsiasi azione umana“, come afferma Umberto Galimberti nel libro Psiche e Techne.

Chissà se un giorno potremmo tornare ad incontrarci numerosi davanti ad una bancarella, appoggiando le buste degli acquisti a terra, comunicando senza l’ossessione dell’orologio e l’ansia di scappare via. Ritengo che per ottenere ciò bisogna valorizzare i rapporti umani a discapito del consumismo sfrenato, nuovo vizio capitale, in una società che ci vuole omologati e passivi!

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